22/10/2015 QUESTA SERA "TUTTI A IN-PRESA" A FARLA FUORI SULL'ALTERNANZA
Pensavamo di non parlarvene qui. Un convegno ospitato a In-Presa, organizzato da Costruiamo il Futuro alla presenza del sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi. La solita cosa da politici, abbiamo pensato. E invece no. Vale la pena perderci un po’ di interesse su questo convegno perché -come recita il programma- di parlerà di scuola lavoro, autonomia, merito, nell’ambito del più grande progetto de La Buona Scuola varata da Renzi.
Ora, perché vale la pena di darci attenzione? E’ presto detto. Sapete qual è la causa per cui a In-Presa sono costretti ad arrabattarsi ogni giorno per potere sopravvivere? E’ a causa di uno di quelle contraddizione talmente arzigogolate della politica italiana che si sarebbe tentati di rimanere impalati ad ammirarla tanto è audace, se non fosse che ci vanno di mezzo le persone. Or dunque. In-Presa accoglie ragazzi che sono espulsi da sistema scolastico. A questi ragazzi la scuola non va proprio giù. Le bocciature si susseguono alle bocciature. I ragazzi arrivano qui a In-Presa inviati dagli insegnanti, o dalle assistenti sociali, o dalle comunità per minori (dunque lo stato da un lato nei suoi funzionari riconosce il valore di In-Presa, salvo poi dimenticarsene o contrastarlo a livello legislativo, ma questo lo vedremo meglio in seguito).
Dato che questi ragazzi proprio non riescono a stare tra i banchi, In-Presa ha studiato e consolidato nel tempo un modello di successo che è un’alternanza scuola-lavoro reale. Si fanno più ore in azienda che sui banchi di scuola. In azienda si impara facendo, e sui banchi si apprendono le nozioni che permettono di capire e fare meglio quel che si è imparato in azienda. I risultati, come ripetiamo spesso, si vedono: più del 50 per cento di questi ragazzi che lasciati a sè stessi sarebbero in giro disperati a far danni, o ragazzi che erano già in giro a fare danni e che si vanno raddrizzando, alla fine del percorso lavorativo trova un impiego stabile. Non è raro che gli artigiani e le imprese dicano che questi ragazzi sono quasi meglio degli altri perché si vede che c’è qualcuno che gli ha insegnato a stare al mondo. E questo sul lavoro, particolare non secondario, rende. Bene, è arrivato il momento di farsi la domanda decisiva: sapete perché lo stato tramite le regioni non riconosce un euro di contributo a tentativi come quello di In-Presa costringendola così a vivere nella precarietà con l’incubo ogni anno di dover ricacciare indietro i ragazzi e sospendere l’alternanza per mancanza di fondi? Perché le ore di scuola rispetto a quelle in azienda sono troppo poche. Per poter essere annoverata nel sistema scolastico e ricevere contributi l’alternanza di In-Presa dovrebbe diminuire le ore in azienda e aumentare quelle tra i banchi. Ma se i ragazzi vengono mandati a in-Presa proprio perché tra i banchi non riescono a starci?
Così abbiamo questo bel risultato ( la contraddizione audacemente arzigogolata di cui sopra): ci sono istituti che promuovono cosiddette alternanze che si risolvono nel parcheggiare per poche ore i ragazzi nelle aziende, con le aziende che non sanno cosa far fare ai ragazzi e i ragazzi che non sanno che farsene delle aziende, e che, a conclusione di questa bella invenzione, ricevono fior fior di sovvenzioni (doti scuola); e ci sono realtà che trovano lavoro a chi non lo troverebbe mai e forse nemmeno mai lo cercherebbe e che devono fare ogni anno fare i salti mortali. Vedete un po’ voi.
A dirla tutta, la sensibilità sta crescendo e dopo anni di battaglie forse si sta comprendendo che formare nel lavoro è formare alla realtà. Il Ministero del Lavoro ha infatti avviato una sperimentazione sull’ “Alternanza pesante” (con poche ore a scuola). Peccato che, in questa fase, potranno aderire solo i Centri di Formazione Professionale molto grandi e In-Presa non è uno di questi.