MOLLATECI!

Il Tazebao dei ragazzi della redazione di In-Presa

Tazebao dal cinese 大字报 dàzìbào significa manifesto.

Gli studenti della scuola che partecipano al laboratorio della redazione culturale all’interno delle attività dell’#aggregazione pomeridiana hanno scritto, insieme a un giornalista, il loro primo Tazebao dal titolo MOLLATECI.

Il laboratorio della redazione diventa un luogo per confrontarsi e giudicare i fatti che accadono nel mondo, per crescere nella consapevolezza di sé e imparare a conoscere gli strumenti comunicativi e divulgativi.

L’attività si svolge il lunedì dalle 16:00 alle 18:00 presso la sede di #inpresa a Giussano.

Leggi il manifesto realizzato dai ragazzi.

TAZEBAO IN-PRESA

MOLLATECI!

La mattina vogliamo state a letto. Al massimo cambiare lato del cuscino, ma tenere le luci spente. È così dicile da capire? Bisogna svegliarsi quando se ne ha voglia e non avere pensieri, punto. Basterebbero i soldi e si potrebbe fare. Coi soldi fai tutto quello che vuoi.
Altro che il freddo e il gelo della mattina, le macchine che corrono a destra e sinistra, la campanella che suona e ti trapana le orecchie. Che poi rischi che ti fanno sedere di anco a uno che non ti sta simpatico, pensa che fatica tutti i giorni così.

Bisogna fare solo quello che si ha voglia di fare, ogni giorno, senza programma, senza nessuno.
Il problema è che se ci pensi bene, se proprio te lo immagini, arriva sempre qualcosa che viene a darti fastidio e ti rovina la festa. Ti svegli e sei lì nel letto che pensi alla brioche del bar; mentre mangi la brioche pensi alla sigaretta; poi mentre fumi pensi che vuoi vedere qualcuno, allora vai al parco, trovi qualcuno, ma sei lì e ti annoi, e allora pensi a quello lì o quella lì che non c’è. Magari quella persona poi arriva davvero, e ci stai insieme, ma stai già pensando a quando tornerai a casa a guardare Netix, o a giocare a Fifa.

Possibile che anche quando fai tutto quello che hai voglia, le cose se ne scivolano via così? Possibile che aspettiamo sempre un dopo che non arriva mai?


A volte fa veramente cadere le braccia sta storia, perché scuola o non scuola sembra tutto una gabbia, dove non si è mai veramente soddisfatti fino in fondo.
“Solo l’amare, solo il conoscere conta. Non l’avere amato, non l’aver conosciuto” diceva Pasolini. Da questa bella frase pare di capire che quello che conta davvero succede nel presente. Ma cos’è il presente? Il presente è che mentre noi siamo qui, qualcuno è al lavoro, qualcuno in Giappone va a dormire, qualcun altro in California si sveglia, qualcuno è in carcere e, a qualche migliaio di chilometri, qualcuno spara e qualcuno muore. Il presente è qualcosa che accade a noi e al resto del mondo, insieme e adesso.

I neonati nell’ospedale di Gaza, in Palestina, morti per mancanza di corrente elettrica; quel bidello che ha visto la ragazza che stava per lanciarsi dalla nestra del secondo piano della scuola, e l’ha salvata prendendola al volo; gli stupri di Caivano; la morte di Indy Gregory decisa dal tribunale inglese... quanto più si è svegli, quanto più si vive il presente, tanto più le cose che succedono ci interrogano, e a noi viene da dire “Questo è bello, è vero, lo vorrei anche io. Questo no, non fa per me, è falso”. Quando si vive qualcosa di vero, ci si dimentica del “dopo”, non ci si sente più vuoti. Come quando si riesce a risolvere un problema di matematica, o quando si suda per fare un dolce e qualcuno dice “buono!”, o quando si riesce a collegare un circuito e quella dannata lampadina si illumina, quando i tuoi genitori ti chiedono aiuto per aprire il loro nuovo negozio. Si è soddisfatti, ci si sente grandi. Ma per farlo ci vuole una strada, una compagnia, perché quando si segue solo la voglia, si nisce annoiati davanti a Netix, senza sapere neanche che cosa si sta guardando. Ecco cosa ci facciamo tutti i giorni qua dentro.
Ecco il grande della scuola, rendere grandi gli altri. Quella porta, che ci sembra un gabbione terribile, dove entriamo ogni giorno, serve a lasciarci andare nel mondo, liberandoci dalla schiavitù di quel maledetto “dopo” che non arriva mai. Serve a farci godere il presente.


E allora insegnanti, tutor, Preside, mollateci! Cioè continuate a metterci delle molle potenti per lanciarci nel presente, per insegnarci a godercelo fino al midollo. Continuate a farci attaccare al vero con le padelle, con le matite, con le saldatrici, con le lavagne, attaccateci al vero per farci essere liberi, per farci godere la vita, per essere grandi nel mondo. E poi, messe queste molle, fateci andare, mollateci!

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